Vibe coding: la programmazione nell’era dell’AI

Cos’è il vibe coding?
Il vibe coding è un approccio alla programmazione che privilegia la creatività, l’esplorazione e l’esperienza sensoriale piuttosto che esclusivamente l’efficienza, la scalabilità o la produzione di codice “enterprise-grade”.
In questo paradigma si programma seguendo la «vibrazione del momento», ispirandosi a stimoli visivi, musicali, emotivi, non si ha necessariamente una roadmap rigidamente definita, ma si lascia spazio all’intuizione e al flow. L’output può essere arte generativa, musica live-coding, installazioni interattive, prototipi sperimentali: più “esperienza” che “app aziendale”.
I benefici del vibe coding
Adottare uno stile di programmazione di tipo vibe coding significa introdurre nella sfera tecnologica una dimensione più umana. È un approccio che non vuole sostituire i modelli di sviluppo tradizionali, ma liberare il potenziale esplorativo e innovativo del programmatore. Oggi il programmatore è sempre più un designer di esperienze digitali e non solo un esecutore di codice.
In un contesto in cui strumenti low-code e intelligenza artificiale automatizzano gran parte delle attività ripetitive, il valore del programmatore si sposta dall’efficienza alla capacità di immaginare, prototipare e creare valore esperienziale.
1. Creatività libera
Il vibe coding riporta al centro la creatività, intesa come libertà di esplorare nuove connessioni tra linguaggi, suoni, immagini e dati. Senza l’obbligo di scrivere codice perfettamente ottimizzato, chi sviluppa può seguire l’intuizione e “dialogare” con la macchina in modo più artistico e immediato.
Questa libertà, amplificata da strumenti di generative AI come Copilot o ChatGPT, consente di trasformare idee astratte in esperienze interattive in tempi rapidissimi. In pratica, l’AI diventa un partner creativo che suggerisce codice, effetti visivi o comportamenti in tempo reale, mentre lo sviluppatore rimane l’autore della visione complessiva.
2. Flow state e benessere cognitivo
Diversi studi di psicologia del lavoro e delle neuroscienze descrivono lo stato di flusso come la condizione mentale ideale per la performance creativa: concentrazione totale, percezione alterata del tempo e profonda soddisfazione nell’attività. Il vibe coding, per la sua natura immersiva, favorisce esattamente questo stato. Gli ambienti low-code e AI-assistiti riducono la fatica cognitiva legata alla sintassi o agli errori tecnici, permettendo di restare nel “flow” più a lungo. Ne risultano sessioni di lavoro più produttive, ma anche più gratificanti.
3. Innovazione rapida
Quando si elimina la rigidità dei processi di sviluppo, emergono nuove idee. Le piattaforme low-code e le AI co-pilotate consentono di prototipare concetti in poche ore, generare interfacce visive o esperienze interattive senza lunghi cicli di sviluppo. Nel contesto aziendale questa agilità è preziosa nelle fasi di ideazione, R&D e innovation lab, in cui il fallimento veloce (fail fast) diventa motore di scoperta.
4. Motivazione personale e engagement
In un’epoca in cui il lavoro tecnico rischia di diventare ripetitivo e automatizzato, il vibe coding restituisce senso e piacere all’atto di programmare. Seguendo logiche più artistiche e meno prescrittive, il coder ritrova la motivazione: programmare non solo per consegnare un deliverable, ma per esprimere un’idea o sperimentare un linguaggio. In ambito formativo o aziendale, questo si traduce in maggiore coinvolgimento dei team, perché l’esperienza creativa genera curiosità e soddisfazione personale.
5. Espressione individuale e cultura digitale
Infine, il vibe coding riafferma l’idea che il codice non sia solo uno strumento tecnico, ma anche un medium culturale. Come la fotografia o la musica, può diventare veicolo di estetica, emozione e identità. In questo senso, il low-code e l’AI rendono il codice più accessibile: chiunque può creare esperienze interattive senza conoscere linguaggi complessi. È una trasformazione culturale che porta la programmazione fuori dai confini dell’IT e la avvicina a design, arte e comunicazione.
Ovviamente questo stile non sostituisce la programmazione tradizionale in ambiti mission-critical, ma può coesistere come modalità alternativa o complementare.
Differenze rispetto alla programmazione tradizionale
Nella programmazione classica, l’obiettivo è costruire soluzioni scalabili, affidabili, ottimizzate per un contesto aziendale: applicazioni, API, sistemi complessi. Tutto si muove all’interno di un processo pianificato, scandito da fasi precise (analisi, sviluppo, test, rilascio) e basato su linguaggi consolidati, come Java, Python o C#.
Nel vibe coding, invece, la logica si ribalta: al centro non c’è più la funzionalità, ma l’esperienza. Il coder segue l’intuizione, sperimenta, lascia spazio alla spontaneità e al flusso creativo. I linguaggi utilizzati, come Processing, JavaScript o ambienti di live coding come TidalCycles, sono pensati per favorire l’immediatezza, la visualità e la manipolazione in tempo reale.
Anche il contesto cambia. Se il coding tradizionale vive soprattutto in ambiti aziendali e ingegneristici, il vibe coding trova terreno fertile nel mondo creativo, artistico, educativo. Gli output non sono più solo software o applicazioni, ma esperienze interattive, arte generativa, musica algoritmica o prototipi di nuove idee digitali.
Integrazione con l’AI e il low-code
Il tema del vibe coding si collega strettamente a due macro-trend che stanno ridefinendo il mondo dello sviluppo software: il low-code/no-code e l’intelligenza artificiale, in particolare la Generative AI.
Le piattaforme low-code/no-code permettono di costruire applicazioni con poca o nessuna scrittura manuale di codice, usando interfacce visuali, drag-and-drop e modelli pre-costruiti. Secondo alcune statistiche il mercato degli strumenti di code-generation AI è stimato crescere fortemente: da quasi 5 miliardi USD nel 2023 a 26 miliardi entro il 2030 (1).
Questa convergenza apre nuovi spazi in cui il vibe coding può prosperare:
- strumenti che generano codice o componenti da prompt naturali permettono al coder di «dire» “voglio una sequenza sonora interattiva che reagisce al ritmo del mouse” e ottenere un prototipo immediato;
- le piattaforme low-code riducono la barriera tecnica;
- l’AI consente di liberarsi dai compiti ripetitivi e concentrare l’energia sulla creatività;
- in azienda l’adozione di approcci più “vibe” può facilitare la sperimentazione (2).
Tecnologie leader, approccio OT e trend futuri
Guardando avanti, il vibe coding sembra destinato a evolversi insieme alle tecnologie più immersive e intuitive del nostro tempo. Piattaforme e modelli linguistici di nuova generazione, come GPT-5 di OpenAI, Code Llama di Meta e Claude di Anthropic, sono alla base di questa rivoluzione, insieme a tool come Cursor e Bolt, che traducono input vocali o testuali in codice eseguibile.
Anche le aziende stanno iniziando a cogliere il potenziale del vibe coding nei processi di ideazione e innovazione, non come sostituto del lavoro tecnico, ma come metodo per liberare la creatività dei team.
OT Consulting si sta muovendo proprio in questa direzione. Questo scenario dialoga naturalmente con le tecnologie di automazione intelligente già presenti nel nostro ecosistema: strumenti come UiPath e Microsoft Power Automate rappresentano due pilastri della trasformazione digitale dei processi e oggi stanno integrando capacità AI sempre più avanzate, che si avvicinano allo spirito del vibe coding.
UiPath offre infatti un ecosistema di automazione agentica in continua evoluzione. Attraverso la piattaforma AI Center, combina automazioni RPA, modelli di machine learning e intelligenza artificiale per gestire processi complessi, documenti, dati non strutturati e decisioni contestuali.
Le più recenti integrazioni bidirezionali con Microsoft Copilot Studio permettono, inoltre, un’orchestrazione congiunta tra agenti AI di Microsoft e UiPath, abilitando processi end-to-end ancora più sofisticati. Con UiPath Maestro è possibile coordinare robot, agenti e persone su flussi di lavoro articolati in modo scalabile e sicuro, mentre le integrazioni con Python e altre librerie di AI esterne ampliano le possibilità di sviluppo e automazione personalizzata.
Microsoft Power Automate, invece, si rivolge maggiormente agli utenti business, grazie a un’interfaccia low-code/no-code intuitiva e completamente integrata con l’ecosistema Microsoft 365.
Con AI Builder permette il riconoscimento di oggetti, l’analisi di moduli e la classificazione automatica dei dati, supportando oltre mille connettori per applicazioni di terze parti, mentre con Copilot Studio è possibile sfruttare un layer conversazionale che consente all’utente, tramite un semplice prompt, di descrivere l’applicazione che vorrebbe creare o il processo che vorrebbe automatizzare, innescando quindi l’esecuzione del flusso in maniera snella, veloce e in modalità low-code.
Inoltre, l’integrazione nativa tra l'ecosistema Microsoft (Power Platform) e UiPath consente di combinare le potenzialità dei due mondi: flussi business-friendly e automazioni complesse orchestrate in modo unitario. Si crea così un’automazione ibrida e intelligente, in grado di rispondere ai casi d’uso più esigenti.
Per OT Consulting la combinazione di questi strumenti non è solo un’evoluzione tecnologica, ma un modo di rendere le organizzazioni più fluide, connesse e collaborative. L’obiettivo non è sostituire le persone, ma metterle nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie competenze, concentrandosi su analisi, decisioni e attività strategiche ad alto valore aggiunto, garantendo produttività individuale, ma anche e soprattutto un framework operativo strutturato e centralizzato.
Guardando al futuro, il vibe coding e l’automazione intelligente evolveranno verso esperienze sempre più naturali e immersive: programmazione tramite linguaggio naturale, interfacce vocali e ambienti visivi che rispondono a gesti e stimoli sensoriali. L’AI diventerà un vero partner di co-creazione, in grado di dialogare, proporre soluzioni e accompagnare i team lungo l’intero ciclo di sviluppo. È un orizzonte in cui tecnologia e intuizione umana convergono e in cui OT Consulting continua a muoversi con un approccio olistico e pragmatico: costruire processi intelligenti che semplificano il lavoro, accelerano l’innovazione e mantengono le persone al centro di un cambiamento in cui il ruolo dell’AI non è solo di plug-in, ma di chiave strategica per rivedere i modelli di business.
1 - Fonte: https://www.grandviewresearch.com/industry-analysis/ai-code-tools-market-report
2- Fonte: https://appian.com/blog/acp/process-automation/generative-ai-low-code-use-cases
